Una delle cose più affascinanti nei fiori è il loro meraviglioso riserbo.

Henry David Thoreau

lunedì 6 agosto 2012

IL SALICE PIANGENTE



Tanto è veloce a crescere, tanto è veloce a morire.
È per questo, forse, che piange…si china alla terra come portasse un peso insopportabile, unico tra tutti, apparendo maestoso nonostante il suo aspetto dolce e il portamento sottomesso…
I suoi rami penduli evocano inevitabilmente lacrime, malinconia, rimpianti.
Lacrime…..ama l’acqua, infatti, tanta acqua, ed è per questo che spesso lo si vede adagiarsi fin sulle rive dei fiumi, degli stagni, delle fonti…
e, nonostante evochi dolore e sospiri d’amore, la sua linfa contiene acido salicico, antidolorifico per sua natura…
Da qui il suo nome: salice, per tutti salice piangente.
Vecchio, risale al 1692 la sua introduzione nel vecchio continente…e molti popoli hanno fatto tesoro delle sue proprietà…gli indiani d’America così come gli egizi, e finanche una antica scuola medica credeva fortemente nelle sue proprietà antiafrodisiache, così come la leggenda lo associa alla castità, poiché perde precocemente i suoi frutti.
Il vento, quando soffia leggero, gli conferisce un’aria eterea che dona leggerezza al paesaggio…



e quando, invece, impetuoso si avventa sulla sua chioma, la trasforma in una forma sinuosa e vivace, come capigliatura di donna mossa dal fuoco della passione.

Regna incontrastato, in simbiosi con i filiformi  e tristi cipressi , laddove celebrità come Corot, Byron, Carducci, Plinio, Virgilio  e persino un imperatore, Caligola,  si sono avvicendati  nel tempo  e nella storia…chi per trasformarlo in macchie di colore, chi per tradurlo in somma poesia, chi per consultare l’oracolo, visto che è una creatura sacra alle Dee Madri, lui, proprio lui, simbolo di sterilità…










Le Fonti del Clitunno ed i loro salici ci regalano profumi, suoni, immagini colme di poesia, arte, storia e un concentrato di bellezza  unico al mondo.
                       Chi l'ombre indusse del piangente salcio
                       su' rivi sacri? ti rapisca il vento
                       de l'Apennino, o molle pianta, amore
                       d'umili tempi!(G.Carducci)

Autore:Emanuela Sannipoli

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