Una delle cose più affascinanti nei fiori è il loro meraviglioso riserbo.

Henry David Thoreau

mercoledì 27 giugno 2012

REGINA DI FIORI



La terra umida accoglie nel suo fresco abbraccio i semi appena deposti, che presto diventeranno creature, ognuna con la propria identità. Ciascuna di esse avrà la propria forma, il suo colore, e il suo profumo. Ci sarà quella che avrà bisogno del sole come l’uomo di ossigeno, e ci sarà quella che, pur amando la sua luce , non stringerà con lui più che una algida amicizia.
Ci sarà la creatura perennemente circondata dagli insetti più laboriosi, che passeranno nella sua culla ore e ore di duro lavoro. Un’arte naturale che l’uomo non riesce ancora a raggiungere. 
E ci sarà la creatura che, esageratamente bella, pagherà questa prepotente bellezza con la vita.

 La clematide è la preferita delle lumache, che divorano i suoi fiori giganti fino a farli scomparire, lasciando indifeso e visibile il loro cuore verde.
C’è la creatura il cui profumo inebria, stordisce, ubriaca…da un minuscolo pallino giallo l’aroma si diffonde come il profumo che una donna si spruzza prima offrirsi agli occhi del mondo.


E c’è la creatura buona, che finisce nello stomaco umano per il suo gusto pregiato.

E c’è lei: lei è proprio bella, è regina di fiori, ed è anche profumata. C’è sempre, se è rifiorente, facendo  in modo che non la si dimentichi mai  , o c’è solo una volta, se rifiorente non  è,  facendo  in modo che la si rimpianga sempre.

Lei, la rosa, ha tutto quello che, di meraviglioso e bello, può avere un fiore. La mano umana ne ha create innumerevoli varietà, persino quella senza spine. Ce n’è anche senza profumo, e ce n’è persino di colore viola.
 C’è anche la rosa nera, che nera non è…ma l’uomo ci arriverà, probabilmente più per sfida che per amore. C’è inglese e antica e moderna. C’è piccola, gigante, prepotente  e delicata. Lei è così bella che decora torte, veli di sposa, aiuole di giardino, angoli segreti di balcone, rotatorie e spartitraffico di città. 

 Quel seme, tra i semi, ha spiccato il volo, e la natura gli ha offerto uno scettro che nessuno mai gli toglierà.


Autore:  Emanuela Sannipoli

mercoledì 20 giugno 2012

LO CHIAMANO GIARDINAGGIO CREATIVO


Ho preso l'abitudine di guardare su Sky un canale specializzato in arredamento e giardinaggio, ovviamente nei ritagli, molto ritagliati, di tempo.
Alla vista di quei giardini meravigliosi, curati dalla solita signora che dipinge acquarelli e fa giardinaggio con cappellone di paglia, cesoie sempre pulite, farfalle (finte???Qui da noi sono scomparse), e rose antiche, profumatissime  e dai colori tenui, vestita di gonnellona zingaresca o, al massimo della trasgressione, di una salopette di jeans ....beh, alla vista di queste immagini mi sono venuti, immancabili, dei grossi sensi di colpa per lo stato del mio giardino, trascurato da tempo. E, insieme ai sensi di colpa, anche una grossa ansia di fare, pulire, tagliare, sistemare, in poche parole: mettere ordine nel mio spazio verde.
Oggi, quindi, mi sono presa un giorno di libertà per mettere in pratica i buoni propositi covati negli ultimi tempi.
Jeans e maglietta a maniche corte. Una fascia in testa. Siamo in Italia, qui, mica su Sky nel cottage della signora che non fa un cavolo – per restare in tema-   dalla mattina alla sera.
Il primo obiettivo era il mio giardino roccioso. Dovete sapere che quel capolavoro di architettura verde che io chiamo giardino roccioso esiste dal 1992, anno in cui fu da me ideato e voluto e da alcuni giardinieri realizzato.
E' nell'angolo più nascosto del mio giardino, ed è un insieme di rocce posizionate a mo' di piccolo terrazzo che, nel tempo, ha assunto diverse connotazioni.
La natura, si sa, non è statica, piante che muoiono, che crescono, si moltiplicano, alcune che nascono spontaneamente...insomma, ogni volta è una scoperta.
E' l'angolo del mio giardino che considero di mia esclusiva proprietà, non tanto perchè io l'ho voluto e lo curo personalmente, quanto perchè nessuno ci va mai, essendo, per l'appunto, roccioso.
Mi accoglie una scultura realizzata a mano con il tufo da un vecchio amico del mio papà. E' in attesa che qualche amica verde la circondi per renderla meno spoglia e darle più importanza. Ha girovagato nel giardino per anni anche lei, e finalmente ha trovato la giusta collocazione.
Negli ultimi tempi, pur conservando il suo fascino, questo piccolo roccioso era diventato un piccolo bosco di piante incolte, che soffrivano visibilmente la mancanza di cure sistematiche...
Ma, dopo la malattia e la conseguente morte di mamma, il mio poco tempo si è improvvisamente azzerato, con le conseguenze che chiunque può immaginare.
Armata di tutti gli attrezzi necessari, mi butto nell'avventura.
E qui posso dire che i miei fiori non solo hanno parlato, ma mi hanno anche un po' indispettito...
La prima cosa è stata zappettare il bordo sporgente delle rocce da tutte le erbacce che vi erano cresciute.
Dopodichè, mi sono addentrata, inerpicandomi sulle rocce, nell'interno.
Non ho fatto che potare, potare, potare....cumuli di rami tagliati e foglie dappertutto crescevano intorno a me.
C'è una odiosissima ortica che, più la estirpo, e più spunta impavida dalle rocce.
Un fico! Tragedia, perchè non tagliare un fico appena spuntato significa avere, in pochi mesi, una pianta legnosa e resistentissima che sarebbe quasi impossibile eliminare.
Non parliamo della impudentissima vite americana che la mia vicina ha avuto la bella idea di piantare oltre il muro che ci separa. Si vede che alla vite piace casa mia, me la trovo sempre dappertutto, un centimetro, dieci centimetri, un metro, sei metri di vite che avvinghia tutto ciò che è avvinghiabile. Se mi fermassi immobile per più tempo avvinghierebbe anche me! Nemmeno fossimo sul set di Jumanji.
Allori. Allori ovunque. Piccole, minutissime piantine di alloro di 5-10 centimetri un po' ovunque.

Infine, il vecchio pino nano, ormai secco.
C'è da eliminarlo. E che ci vuole, è o non è(anzi, era)un pino nano.
Di nano queste piante hanno solo il nome.
Provo con il seghetto a tagliare il tronco. Niente da fare, il taglio procede alla velocità di un millimetro al minuto. Un incubo. Allora mio padre e la sua badante, incuriositi dagli improperi che mi escono dalla bocca, si prestano di aiutarmi.
Mio padre mi da' una sega enorme, boh, da falegname, da carpentiere, non so...niente da fare.
Odio quel seccume con tutta me stessa. Se sei secco, bofonchio, perchè diavolo non vuoi cedere le armi e toglierti dalle scatole?
Lui, imperterrito, non schioda di un nanocentimetro e, per di più, ormai mi sono tutta graffiata le braccia. Un mostro di sudore, caldo, chiazze, pizzichi di bestiacce, graffi e polvere.
Disperato, mio padre mi porta un macete. Si si, avete letto bene, un attrezzo strano che io chiamo macete. Mi viene da ridere....Ma come, il macete?????Ma cosa è, una guerra o un giardinaggio creativo, come lo chiamano su Sky? Anzi, per la precisione, la rubrica si chiama "giardini incantati".....
La ragazza, alla fine, mi dice "dammi qua, signora, che io vengo dalla campagna" e, presa in mano la situazione, o meglio, la sega, il macete, il forcone, la vanga e tutto quello che c'era da afferrare, si mette al posto mio e , miracolo, estirpa l'intera pianta ormai morta dal terreno...
Io la guardavo ammirata e anche un po' invidiosa (mai avuto uno smacco simile da chicchessia nel mio giardino!), sporca e puzzolente come una pecora al pascolo, appiccicosa di sudore e polvere. I miei capelli, cortissimi, erano aumentati di volume del 200% per la robaccia che ormai vi era penetrata. Sono certa che Piero Angela avrebbe pagato oro per entrare nella mia testa stoppacciosa e scrutare la vita, nel suo interno, di tutte quegli animaletti che ormai vi si erano annidati.













Finisco il mio roccioso, guardando ogni tanto con sguardo torvo quel che resta del  pino  che mi aveva fatto subire una simile umiliazione, e poi mi dirigo verso le palme.
Mica una, parecchie. C'era da eliminare le foglie secche. E che ci vuole, due fogliette.
In realtà,dopo dieci minuti sembrava di stare in un campo di silos. Montagne di foglie appuntite e secche dappertutto.
Ogni tanto qualcuna mi pungeva le braccia e gli occhi, ed ogni qualvolta ne tiravo giù una, usciva di tutto. La polvere la cosa più terribile, accompagnata da ogni sorta di insettaccio malefico. Sicchè i miei capelli erano, ormai, allo spaventoso aumento di volume di un 300 %. Mi pesava la testa. Sentivo gli animaletti che organizzavano un party per la sera. Nella mia testa.
Finisco il lavoro eliminando i boccioli di rose (saranno pure profumate e dai colori delicati, ma quando sono appassite fanno di un triste!!), potando varie siepi e bordure, decimando il trifoglio che, come la vite americana, è un vero rompiscatole  nei giardini di chiunque.
Alla fine, mi affaccio sulla porta di casa e mio marito mi fa:"Mica vorrai entrare in casa così, con tutta quella roba addosso?"....
"No, caro, mi lavo nel laghetto insieme alle carpe giapponesi e ai mangiazanzare, quando ho fatto vengo a mangiare"....
Inutile dire che, una volta ripulita, a parte i graffi ovunque, mi è venuto un mal di schiena allucinante.
Mi sa che scrivo a quelli di Sky per farmi ridare i soldi dell'abbonamento.
 O forse no, visti i risultati?
Queste le immagini delle nostre amiche con le quali noi, amanti dei fiori, non solo parliamo, ma anche bisticciamo, come è successo a me in questa avventura.








Autore:  Emanuela Sannipoli

HADA BEJAR

                                               Il profumo 
  



                                                 resta sempre 
                








                                             nella mano








                                            che regala la rosa

domenica 17 giugno 2012

IL CICLAMINO

Per Plinio era l'ombelico della terra.
E' innamorato del silenzio, del bianco abbagliante della neve, dell'ombra e del freddo.
Come ombrosi e freddi sono, appunto, i suoi colori, ad eccezione di quel rosso straordinario che regna sovrano sui rossi degli altri fiori.
Il suo bianco è striato di sfumature, a distinguersi dalla neve sotto alla quale dorme.
Fino a che inizia a far capolino qualche stelo lungo e sottile, verso il cielo, a cercare aria. Il suo riposo è sotto i tappeti di foglie, tra le radici delle querce, dei castagni o dei lecci  più maestosi, o nascosto sotto allo strato di neve bianca che lieve scende d'inverno.

Il regalo più bello che può farci è la sua fioritura invernale.
D'inverno, a meno che non si possieda un giardino ricco di varietà, è un po' difficile colorare la propria casa con i fiori.
Ci pensa lui. 
E' un po' triste vederlo addobbato, con tutta quella carta crespa e dai colori troppo vivaci, quei fiocchi riccioluti, quei biglietti d'auguri e quegli stecchini di legno dai quali spiccano farfalle e coccinelle artificiali, inutili decori di un fiore che possiede, già da sè, la sua straordinaria bellezza...

Ma fa parte del gioco, ed è il destino di tanti fiori. 
Ed è anche un po' birichino,sapete?  Quando sembra che sia svanito nel nulla, in realtà , come tante tuberose, ha solo terminato il suo ciclo vitale. Lo riprenderà in seguito, allo spuntare di nuovi germogli, nuove foglioline, nuovi straordinari fiori.
Il ciclamino di bosco, così minuto, così piccolino, che si sviluppa in gruppi folti alle radici degli alberi più maestosi e vecchi, è senz'altro il più affascinante.
Se ci dovesse capitare di vederlo, lasciamolo stare. Non strappiamolo via. Non solo perchè è una specie protetta, ma anche perchè sa difendersi anche lui. Sapevate che il suo tubero così tondeggiante e dalla forma simpatica, nasconde in sè stille di veleno dannose per l'uomo?
Se avremo la fortuna, durante una passeggiata boschiva, di incontrarlo e di sfiorarlo con i nostri piedi, limitiamoci a guardarlo, e lasciamolo stare.
E quando lo vedremo in qualche negozio di fiori, bello imbacuccato nella sua carta crespa che sembra la gonna di una ballerina gitana, con i fiori enormi dovuti a qualche esperimento di floricoltura, che la natura non conosce, mandiamogli un pensiero di solidarietà, senza dirgli che abbiamo incontrato i suoi amici che se la spassavano nel sottobosco.









Autore:  Emanuela Sannipoli

domenica 10 giugno 2012

VIAGGIO NEL GIARDINO INCANTATO

Sto ricreando un angolo di giardino, ancora in fase embrionale, che mi piacerebbe chiamare " il giardino delle fate" ...perchè ha un non so che di magico.
Alla base della mia grande magnolia non cresceva più nulla. Lei, imponente com'è, vince su prato, dicondra, trifoglio. Vince su tutto.
La sua unica concessione? Tollerare nidi di tortorelle e merli, che si nascondono nella sua chioma profumata e verde.
Allora ho cominciato a scavare, scavare, scavare il terreno,  fino a far affiorare quelle radici enormi e legnose che non volevano dividere il terreno con nessuno.
Ho piantato due ortensie, creando delle culle con le potature del mio ulivo.

Le foglie della magnolia rassicurano le ortensie sulla loro salute, regalando loro quel grado di acidità necessario alla loro bellezza.

Poco più in là, due giovani astilbe spuntano tra le foglie cadute dalla magnolia (sempre lei!!!)...sono giovani, appunto, e ancora non hanno il fare spumeggiante e brioso delle astilbe mature, ma l'attesa, mi auguro, sarà premiata, e allora non esiterò a fotografarle di nuovo e mostrarvele ancora.
Cosa spunta tra le radici? Una piccola anforetta umida di muschio...vermetti , formichine e lumache (ah! Se vi prendo!!Divorano ogni cosa sia tenera e giovane!)si nascondono tra i suoi meandri...
Un uccellino un po' troppo grasso e colorato è adagiato sui rami potati del mio ulivo.
Eccone un altro, immerso nelle radici della magnolia, e tra i bulbi da inselvatichimento non ancora in fiore.
e ce n'è un terzo, più vicino alla ortensia...tra i soliti rami potati, le foglie dei bulbi appena spuntati dal terreno, e le targhette che ho dovuto mettere per riconoscere tutti i bulbi che ho piantato, davvero troppi!!
E questo? Questo è uno gnometto che esce dal tombino...ha dovuto, poverino, girovagare in ogni dove, nel mio giardino, fino a quando non sono riuscita a trovargli la giusta collocazione. L'atmosfera  da sottobosco era proprio quello che ci voleva per un tipo come lui.
Oh una ranocchia tra le campanule...lei è un salvadanaio in coccio, che per l'occasione si è spostata dalla casa al giardino. E' il suo posto ideale, non è vero?
Di lei ho dimenticato il nome. L'ho comprata a una fiera tanti anni fa, e dopo dolci sonni nei quali la davo per perduta, eccola rispuntare tra l'erba. Rosso vino e purpureo, è una meraviglia in questo giardinetto dai colori freddi.
Lei è una meraviglia, comperata sempre alla stessa fiera. Spunta in questo periodo, per poi scomparire d'inverno. Sembra una edera, ma non sono sicura che lo sia. Ha spruzzate di rosso fuoco che la rendono unica, e le piace sonnecchiare all'ombra della siepe di rincospermo.

Loro se la godono tra le foglie cadute dalla magnolia...

E lei? Beh, sta lì per accogliere i visitatori....non umani,certo che no! Sono i vermetti, formichine, lumachine di prima!

Verbena e campanelline fanno il resto.
Questo piccolo paradiso nasce dalla esigenza di sistemare il terreno sotto la magnolia. La sola soluzione era quella di scavare e tagliare tutte le radici della vecchia pianta. Ma il fascino, invece, sta tutto in quelle radici. Ho voluto riportarle alla luce e lasciarle ben in vista, e, tra i loro solchi , profonde come piccole culle, ho piantato le piante e i bulbi che vi ho fatto vedere: mughetti, nerine, gigli, bergere, incarvillae e agapanti. Alcune riposano nelle zone più ombrose, altre si spingono, per la loro natura, dove il sole primeggia.
Non è finita, ovviamente. Ora la natura farà il resto, le piante cresceranno e prenderanno il posto di quel vecchio prato che non poteva più crescere. Per lui non c'era posto sotto la vecchia magnolia...Arriveranno altri ospiti, e altri oggetti, che con calma cercherò fino a scegliere quello che mi folgorerà....intanto, ho appeso una vecchia gabbia dei pappagallini









e una asparagina che ho preferito lasciare appesa, sapete perchè?
Lei è invasiva e prepotente, si prende tutto il terreno che c'è intorno e si dissemina velocissimamente...Lasciamola lassù a guardare le sue amiche dall'alto
















Autore:  Emanuela Sannipoli